giovedì 2 maggio 2013

Sono un omodosso!


Spero non sia niente di grave.
 A seguito del post di ieri, ho avuto un piccolo dibattito con un amico, il quale alla fine mi invitave a leggere un posto dell`ormai celebre economista Bagnai, riguardo al problema della produttivitá e mi sono scoperto essere un omodosso.
http://goofynomics.blogspot.it/2012/03/cosa-sapete-della-produttivita.html?m=1

Fondamentalmente cosa dice Bagnai? Bagnai punta a derimere la questione sulle origini dell`aumento praticamente nullo della produttivitá nel periodo 1996-2012 e dopo diverse righe di pedanti e superflui commenti arriva ad applicare un modello statistico in cui prova che "
sono le esportazioni a causare la produttività, non il contrario." e quindi che l`aggancio dell`italia ad una moneta forte che ne deprime le esportazioni ha avuto un impatto negativo sulla produttivitá.
Ora per un economista attento questa affermazione aprirebbe le porte a una molteciplitá di domande e di considerazioni che solo per ultimo considererebbero il tasso di cambio, ma prima di aprire le porte dell`inferno dobbiamo chiederci se il modello del professor Bagnai sia valido.
Bagnai prende in esame un periodo che va da dal 1970 al 2009, curiosamente pone la lente di ingrandimento sul periodo 1970-1995 ma chissá come mai non la punta sul periodo successivo, forse perché avrebbe visto cose spiacevoli per il suo impianto teorico.
Come Bagnai stesso ammette dal 1996 la produttivitá italiana ha avuto un incremento sostanzialmente nullo. "
Fra 1995 e 1996 la produttività diminuisce (non succedeva dal 1982), poi si rialza, ma entra in un’altalena di aumenti e diminuzioni, registrando fra 1996 e 2010 una crescita media annua dello 0%"
Cosa succede invece alle esportazioni italiane? Le esportazioni italiane crescono ad una media del 7% annuo come si evince dai seguenti grafici tratti dai dati istat, perdonate la grezzura ma faccio altro di mestiere e quindi non ho tempo per perdermi in finezze, al 2011 le esportazioni italiane erano aumentate del 77% rispetto al 1996, nonostante la pessima performance del 2009.

Andamento export italiano


Andamento variazione export su anno precedente



 
Quindi se Bagnai avesse applicato il modello solo a questo periodo probabilmente i risultati ottenuti sarebbero stati diversi, cioé un modello che nel suo insieme puó essere abbastanza descrittivo della realtá per una arco storico molto ampio puó non essere per niente descrittivo se utilizzato su una porzione piú ristretta.
Bagnai commette l`errore che esso stesso imputa ai colleghi omodossi, cioé se i colleghi omodossi vedono l`aumento di produttivitá esclusivamente in termini ingegneristici, Bagnai le vede solo in termini di aumento della domanda internazionale.
In realtá i risultati di Bagnai non sono in contraddizione con gli omodossi, in linea generale l`aumento della produttivitá é dovuto agli investimenti, mi sembra perfettamente normale che una azienda che vede aumentare la richiesta di beni nei mercati internazionali possa fare profitti che in parte vengano reinvestiti in nuovi macchinari, stabilimenti etc... contribueno all`aumento della produttivitá.
Il punto é l`export é l`unico fattore di aumento della produttivitá? Evidentemente no. Una spiegazione della divergenza del modello dal 96 al 2009 puó essere che in questo periodo si é avuta una diminuzione della produttivitá nei settori non export, cioé le aziende che lavorano prevalentemente nel mercato interno e sopratutto il settore pubblico, tale da compensare l`aumento della produttivitá delle aziende prevalentemente esportatrici. Sarebbe interessante scomporre la produttivitá per tipologia di imprese in modo da avere un quadro piú completo.
Fu veramente cosí? Ad un posteriore post l`ardua sentenza.

mercoledì 1 maggio 2013

L`euro fa male all`occupazione?

É tipico delle societá trovare un capro espiatorio simbolico che possa attirare gli sfoghi e le ansie di un`epoca, purtroppo nonostante la molta strada fatta dai tempi della caccia alle streghe sembra che anche l`uomo moderno sia molto incline ad analisi semplicistiche e umorali della realtá.
In questa fase storica, successiva alla crisi dei subprime esplosa in america, si é scelto un simbolo, l`euro, con tutto quello che esso rappresenta, il progetto di creazione degli stati uniti d`Europa.
Molti dei detrattori dell`euro imputano alla moneta unica in particolare l`aumento enorme della disoccupazione, sostanzialmente per due motivi:
1) Non essendoci un aggiustamento dei cambi, l`italia si trova ad avere una moneta piú forte della sua economia mentre la germania piú debole, cosí risulta piú conveniente comprare prodotti tedeschi rispetto a quelli italiani che dunque rimangono invenduti.
2) La bce ha come mandato la stabilitá dei prezzi con un obbiettivo di inflazione sotto il 2%, alcuni sostengono che questo produce disoccupazione in quanto il costo del lavoro é un`importante componente del prezzo finale di un bene, quindi se c`é molta disoccupazione i lavoratori saranno disposti ad accettare salari piú bassi, viceversa piú bassa é la disoccupazione piú i lavoratori richiederanno salari alti e spingeranno l`inflazione

Potrei rispondere a queste osservsazioni con un ragionamento logico ma preferisco andare a vedere cosa realmente é successo con una piccola storia dell`euro fino al botto della crisi dei subprime.

Piccola storia dell`euro
L`euro esordisce nei mercati nel 1999, in due anni precipita e perde valore fino al minimo toccato nell`ottobre 2000 per poi cominciare un apprezzamento che ha visto il culmine nel 2008 con un cambio a 1,6 dollari per euro.

L`inflazione in italia dal 1997 , anno in cui é apparso chiaro a tutti che l`italia sarebbe entrata nell`euro, si é sempre attestato leggermente sopra la soglia del 2%
 
 
Quindi nei primi anni di vita della moneta unica, L`italia ha avuto un massiccio apprezzamento del cambio e una bassa inflazione, secondo quanto detto prima ci aspetteremmo un crollo della disoccupazione giusto? E invece no.
Il tasso di disoccupazione é costantemente sceso dal 11,3% del 1998 al 6,5% del 2008 un tasso da boom economico, nell`anno in cui l`euro toccava il suo massimo sul dollaro.
 
Aggiungo poi prevendivamente pure in un contesto di stabilitá dei conti pubblci, un indebitamento in discesa e un aumento del pil non particolarmente brillante (a parte nel 2000).
Quindi abbiamo una prova empirica che possono coesistere moneta unica molto forte, inflazione bassa, conti pubblici in ordine e bassa disoccupazione.
Voi vi domanderete a questo punto dunque che si fa? Non ho tutte le risposte, per ora mi limiteró a dire la macroeconomia non é tutto, i risultati dipendono solo in minima parte da quanto si spende, invece dipendono molto da come si spende.